Matrioska

(E’ nato prima l’uovo o la gallina?)
Vascello Lab Compagnia proveniente da Roma
Teatro Vascello 23 luglio ore 19 – 24 luglio ore 20,30

di e con Cinzia Cordella
con la partecipazione di Gabriele Guerra

“L’osservatore modifica la realtà osservata. Come dentro così fuori..” In Matrioska, l’attrice in scena, muovendosi tra teatro e performance, attraversa l’esperienza della crisi per dare senso all’esistenza. Lo spettatore viene accolto sulle note di Ma che freddo fa (nella versione degli AvionTravel) che racconta il sentimento di delusione e avvilimento che accompagna l’irruzione di una crisi, per mancanza di Amore. L’Amore qui è inteso in senso universale, non quello tra due individui ma il sentimento che ogni individuo, in quanto essere divino, dovrebbe sentire nel cuore ed esprimere. Il violento sopraggiungere nell’esistenza di uno stato emotivo di profondo sconvolgimento e di grave frustrazione, è il punto di partenza di questa performance che si propone di attraversare, in maniera evocativa, questo doloroso stato d’animo al fine di restituire un significato “salvifico” e “illuminato”, laicamente e spiritualmente attendibile, all’esperienza traumatica dello spiazzamento, dello shock e del turbamento. Laica è in totale crisi artistica - crisi mistica, crisi creativa, crisi spirituale, crisi esistenziale, crisi isterica, crisi energetica, crisi di coscienza - e prova a mettere in scena una performance sulla capacità della vita che non ha limiti. E’ alla ricerca del principio divino. Riconosce che quasi tutti i geni della storia, scienziati, pittori, poeti, mistici, sono entrati in contatto con qualcosa di soprannaturale, un Potere trascendente che è fuori e dentro di noi. Lo spettatore ha la sensazione di assistere alle prove dello spettacolo, di essere presente al momento dell’atto creativo. La performance si presenta in una dimensione in fieri, come se fosse ancora in fase di studio e prova, dimensione che amplifica l’intenzione di proporre questo progetto non come esclusivo e consueto lavoro, organizzato intorno ad un copione fisso e definito, ma come sincero momento di riflessione, esperienza di ricerca condivisa e potenzialmente soggetta a possibili ed eventuali differenti sollecitazioni provenienti dall’esterno. Teatro e vita si mescolano e si confondono. Da un lato c’è l’attrice colta nel momento dell’atto creativo, dall’altro la riflessione sulla Creazione riferibile all’origine del mondo e dei singoli esseri viventi. Laica insegue il Divino, a volte lo sfiora, ma poi gli sfugge, troppo presto, a causa della coltre fangosa di pensieri che la investe. La protagonista esplora le possibilità della mente, le diverse eventuali espressioni dell’anima e l’esperienza terrena come temporanea esperienza della materia, partendo dall’assunto che la materia non è la nostra vera casa. In scena con lei, il suo assistente tuttofare in postazione audio, decisamente sopra le righe, atipico, creativo e disordinato che con i suoi interventi sembra riportare giù Laica dai suoi processi intellettuali, e la induce a toccare terra, ad intercettare una semplicità del vivere che probabilmente contiene in sè quel principio divino che l’artista ha perso di vista. Laica è devota alla bellezza del mondo e nutre quest’amore verso il mondo con una tale esuberanza che, non contenta di ammirarne la bellezza, cerca di incarnarla in nuove forme. La creazione della bellezza è l’Arte.Laica - Gesù diceva… Tuttofare - Gesù?...Mo’ ci mettiamo a parlare di Gesù?.. In scena tra le parole dell’attrice echeggiano quelle di Albert Einstein, Giordano Bruno, JB(in scena si scoprirà l’identità di JB), William Blake, Ralph Waldo Emerson. Matrioska percorre sentieri gnostici, filosofici e letterari alla ricerca di varchi che conducano al senso, che riscattino dall’apparente predominio del male e dell’ingiustizia, che consegnino, insomma, all’umanità un’accezione nuova e “divina” del proprio stare al mondodi e con Cinzia Cordella
con la partecipazione di Gabriele Guerra
“L’osservatore modifica la realtà osservata. Come dentro così fuori..” In Matrioska, l’attrice in scena, muovendosi tra teatro e performance, attraversa l’esperienza della crisi per dare senso all’esistenza. Lo spettatore viene accolto sulle note di Ma che freddo fa (nella versione degli AvionTravel) che racconta il sentimento di delusione e avvilimento che accompagna l’irruzione di una crisi, per mancanza di Amore. L’Amore qui è inteso in senso universale, non quello tra due individui ma il sentimento che ogni individuo, in quanto essere divino, dovrebbe sentire nel cuore ed esprimere. Il violento sopraggiungere nell’esistenza di uno stato emotivo di profondo sconvolgimento e di grave frustrazione, è il punto di partenza di questa performance che si propone di attraversare, in maniera evocativa, questo doloroso stato d’animo al fine di restituire un significato “salvifico” e “illuminato”, laicamente e spiritualmente attendibile, all’esperienza traumatica dello spiazzamento, dello shock e del turbamento. Laica è in totale crisi artistica - crisi mistica, crisi creativa, crisi spirituale, crisi esistenziale, crisi isterica, crisi energetica, crisi di coscienza - e prova a mettere in scena una performance sulla capacità della vita che non ha limiti. E’ alla ricerca del principio divino. Riconosce che quasi tutti i geni della storia, scienziati, pittori, poeti, mistici, sono entrati in contatto con qualcosa di soprannaturale, un Potere trascendente che è fuori e dentro di noi. Lo spettatore ha la sensazione di assistere alle prove dello spettacolo, di essere presente al momento dell’atto creativo. La performance si presenta in una dimensione in fieri, come se fosse ancora in fase di studio e prova, dimensione che amplifica l’intenzione di proporre questo progetto non come esclusivo e consueto lavoro, organizzato intorno ad un copione fisso e definito, ma come sincero momento di riflessione, esperienza di ricerca condivisa e potenzialmente soggetta a possibili ed eventuali differenti sollecitazioni provenienti dall’esterno. Teatro e vita si mescolano e si confondono. Da un lato c’è l’attrice colta nel momento dell’atto creativo, dall’altro la riflessione sulla Creazione riferibile all’origine del mondo e dei singoli esseri viventi. Laica insegue il Divino, a volte lo sfiora, ma poi gli sfugge, troppo presto, a causa della coltre fangosa di pensieri che la investe. La protagonista esplora le possibilità della mente, le diverse eventuali espressioni dell’anima e l’esperienza terrena come temporanea esperienza della materia, partendo dall’assunto che la materia non è la nostra vera casa. In scena con lei, il suo assistente tuttofare in postazione audio, decisamente sopra le righe, atipico, creativo e disordinato che con i suoi interventi sembra riportare giù Laica dai suoi processi intellettuali, e la induce a toccare terra, ad intercettare una semplicità del vivere che probabilmente contiene in sè quel principio divino che l’artista ha perso di vista. Laica è devota alla bellezza del mondo e nutre quest’amore verso il mondo con una tale esuberanza che, non contenta di ammirarne la bellezza, cerca di incarnarla in nuove forme. La creazione della bellezza è l’Arte.Laica - Gesù diceva… Tuttofare - Gesù?...Mo’ ci mettiamo a parlare di Gesù?.. In scena tra le parole dell’attrice echeggiano quelle di Albert Einstein, Giordano Bruno, JB(in scena si scoprirà l’identità di JB), William Blake, Ralph Waldo Emerson. Matrioska percorre sentieri gnostici, filosofici e letterari alla ricerca di varchi che conducano al senso, che riscattino dall’apparente predominio del male e dell’ingiustizia, che consegnino, insomma, all’umanità un’accezione nuova e “divina” del proprio stare al mondo