La casa dove nessuno vive
proveniente da
Torino
di
Fabio Manniti
regia
Jon Kellam
con
Ilaria Weiss, Fabio Manniti
scenografia
Rasid Nicolic
produzione
Donkey flies teatro
SINOSSI
In un villaggio nel quale non smette mai di nevicare un uomo misterioso, che viene chiamato il Carpentiere, sta costruendo un enorme muro e ogni quattro anni, con un criterio sconosciuto a tutti, sceglie i cittadini che verranno deportati dall’altra parte. Un fratello e una sorella gemelli trascorrono le giornate nella loro casa dalla quale non escono mai, ricordando la loro infanzia prima che il Carpentiere iniziasse la costruzione del muro; le violenze subite dai genitori, il lavoro nei campi, per lui, o come domestica, per lei, ma soprattutto ricordano Kolpakoff, un ragazzo poco più grande di loro e con una vita più agiata del quale l’uomo, all’epoca bambino, era innamorato e che anni dopo è stato deportato dal Carpentiere dall’altra parte del muro.
Con il tempo l’uomo e la donna hanno accumulato sempre più ricchezze fino a diventare gli usurai che hanno prestato soldi a Dio e al Diavolo al punto da averli in scacco ma più i loro beni sono aumentati, più si è accentuata la loro disabilità fisica diventando sempre più difficile per l’uomo andare al di là del muro a cercare Kolpakoff del quale ancora è innamorato.
NOTE DI REGIA
"Il mondo oggi è in bilico su un precipizio di disastro ambientale, economico, politico, militaristico e umanitario. Il conflitto armato sta divampando in tutto il mondo causando una migrazione di massa sempre crescente, mai vista prima; rifugiato epico e crisi umanitarie. Popoli privati dei diritti civili, che rispondono attraverso la resistenza, la manifestazione pubblica e i movimenti populisti, repressi da dittatori e oligarchi. I politici di proprietà delle aziende sono la norma anche nelle nazioni "libere" e "democratiche". Isolazionismo e propaganda sanzionata dallo stato, alimentati e perpetuati da autorevole narcisismo tossico, avidità corporativa e forse odio per se stessi.
Per noi intesi come artisti teatrali era imminente la necessità di fermarsi a pensare, di aprire la mente e il cuore, di confrontare il pubblico con una prospettiva diversa e proporre o provocare un riposizionamento socio-politico. Forse attraverso l'offerta di un paradosso umanitario. I vecchi paradigmi economici e politici che ci servono ma intrinsecamente non lo fanno. Toska è la storia di un uomo e di una donna, sorella e fratello, la rappresentazione di un'umanità in decomposizione, di isolata e bigotta inaccessibilità. L'unica speranza, estrarre ciò che possono e sperare di fuggire verso un pascolo più verde, uno stile di vita più felice. In un certo senso sono due lati di una persona ma spezzati, persi e appartati.
È un'immagine del passato di fronte al crudo e orribile realismo contemporaneo. Lo stile è beckettiano, con un'immagine scenica minima e dettagli di produzione, ma un'interpretazione approfondita. E allo stesso tempo teso e pressurizzato, nel linguaggio e un movimento e una consegna grezzi intensificati, nell'alone di Maria Irene Fornés. Il flusso non è realismo o naturalistico ma esplosivo con immagini a volte oniriche. In una zona simil-crepuscolare, distruggiamo insieme, un oscuro assurdismo ed espressionismo comico, per tessere una storia che innesca una riflessione, spaventosamente innata e vicina a casa."
SABATO 23 LUGLIO 22:00
DOMENICA 24 LUGLIO 19:00